– Testi e foto di Alessandro Da Rin Betta –
Auto e Moto d’Epoca non è una semplice fiera, nemmeno una fiera semplice.
Per chi conosce un po’ di storia dell’industria automobilistica e motociclistica, passeggiare in mezzo a pezzi di storia dell’Italia è una fitta al cuore e ti chiedi dove sia finito quell’azzardo tecnico ed estetico che guidava la realizzazione di modelli che a distanza di oltre 60 anni stupiscono ancora.
Infatti è davvero ironico che di fianco i modelli di un volta vengano esposti anche quelli di ultima generazione: il risultato è un confronto impietoso, ma nei confronti di questi ultimi. Forse, per qualcuno di più giovane, sarà l’esatto opposto. Ma se osservo i modelli di auto attuali trovo già linee vecchie mentre ammirando quelli d’epoca vedo ancora linee all’avanguardia.
Lo stesso vale per Benelli e Moto Guzzi con alcune rifiniture in legno e pensi a quelli che oggi si riempiono la bocca con termini come bobber e via di la e pensi che, nonostante tutto il tempo passato, i riferimenti restano sempre quelli.
E non occorre nemmeno tornare agli esemplari del dopoguerra perché quelli degli anni ’70 sono esempi validissimi.
Se mi deve venire in mente una parola per descrivere la produzione sia a due che a quattro ruote, penso ad eleganza: uno stile che non è mai tramontato, che rimane ancora molto attuale e vivo insieme ai modelli che sono esposti alla Fiera di Padova sotto dei riflettori che non fanno altro che mettere in risalto una certa malinconia.
Certo, 60 anni fa, in pieno boom economico, l’industria metalmeccanica ripartiva da sotto le macerie e quando non si ha nulla anche un piccolo risultato è un grandissimo risultato soprattutto se si pensa alle disponibilità di conoscenze tecniche, di design e soprattutto tecnologiche di quei tempi.
E soprattutto ti chiedi dov’è finita quella combinazione di eleganza e sportività che distingueva le produzioni italiane dalla concorrenza straniera. Marchi storici dimenticati, altri che hanno preso derive estreme oppure chiusi in un cassetto per esigenze di bilancio, in barba a decadi di storia e di allori sportivi.
Poi quando da dietro le spalle senti qualcuno esclamare “Ah! Cilera!” (traduzione: “Ah! Gilera!”) e voltandoti scopri che è un visitatore con nemmeno un capello bianco, cerchi di trattenere la voglia di battere la testa sul muro. Questo ammiratore del marchio italiano era un signore tra i 40 ed i 50, proveniente da Brema un po’ per curiosità ed un po’ per cercare qualche affare. Molto per fare un tuffo nella storia mondiale dell’auto e della moto. Ed è stato lui, teutonico, a dirmi che tra tutta la produzione a due e quattro ruote, i modelli più belli sono quelli italiani o inglesi.
Avrei voluto abbracciarlo a nome di tutti gli abitanti di Italia ed Inghilterra e di tutti quelli che hanno partecipato a tali produzioni, ma gli ho semplicemente stretto la mano commosso.
Devo ancora decidere qual è l’esemplare più bello visto a Auto e Moto d’Epoca, tra una MG cabrio del ’56 nera con fiancate rosse e cerchi a raggi in tinta o una Fiat 124 Abarth del ’71.
Per non parlare di una Moto Morini racing anni 60 che sgretolerebbe ogni convinzione del più fedele alla religione delle cafe racer, o di una Norton degli anni ’40 che solo per la posizione in sella ti verrebbe da fare una cosa folle!
Per quanto riguarda la scelta del modello che mi ha colpito di più, a sorpresa l’ha spuntata un outisder: un Alfa Romeo F12 rosso del 1959, 1300 cc di cilindrata. Non so quanto sia il suo fabbisogno di carburante, immagino altino. Macchissenefrega. Non sono queste le cose che contano davvero, tanto meno d’innanzi ad un modello di Arese rosso.
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